Linfedema gambe: cos’è e come si manifesta
Il linfedema delle gambe è una condizione cronica caratterizzata dall’accumulo di liquido linfatico nei tessuti degli arti inferiori. Provoca gonfiore localizzato, senso di pesantezza e tensione cutanea. Il disturbo colpisce il sistema linfatico delle gambe compromettendo il normale drenaggio dei liquidi. Generalmente è causata da un’insufficienza del sistema linfatico o da danni ai vasi linfatici.
Il linfedema si manifesta nella maggior parte dei casi in aree come braccia, gambe, tronco e viso. Quello alle gambe può riguardarne una sola o entrambe e può variare da una forma lieve a una più grave. Si manifesta con una sensazione di discomfort, dolore sordo e limitazioni funzionali.
In ogni caso può essere utile ricevere una diagnosi tempestiva, per poter favorire interventi efficaci e ridurre il rischio di complicanze. Infatti, se i segni clinic manifestati vengono riconosciuti precocemente, è possibile impostare un trattamento adeguato come ad esempio il bendaggio, la pressoterapia e il linfodrenaggio manuale per stimolare il riciclo linfatico. La diagnosi, quindi, aiuta nella scelta di terapie mirate.
Sintomi del linfedema alle gambe: come riconoscerlo
I sintomi principali del linfedema alle gambe sono gonfiore persistente e asimmetrico degli arti inferiori. In ogni caso possono esserci sintomi più comuni e sintomi che si manifestano in condizioni più gravi.
Tra i sintomi più comuni possiamo ritrovare:
- senso di pesantezza alle gambe e tensione cutanea;
- pelle indurita, rilievo dei solchi e alterazioni trofiche;
- pelle lucida;
- prurito e formicolio (in alcuni casi);
- ridotta mobilità dell’area interessata.
In condizioni più gravi invece, possono manifestarsi disturbi più invalidanti. Infatti, inizialmente l’edema è molle, ma con il progredire della malattia si può inspessire e possono verificarsi condizioni come:
- ipertrofia dei tessuti e fibrosi,
- ulcere cutanee,
- infezioni e linfangiti (infezioni acute, di origine batterica, a carico dei vasi linfatici periferici)
- Lesioni epidermiche
- dolore sordo
- Prurito persistente
- Formicolio debilitante
- Stasi linfatica visibile
- Vene dilatate
In ogni caso è importante distinguere il linfedema da altre patologie come la sindrome post-trombosi o il lipedema: gli esami clinici possono essere d’aiuto, attraverso la misurazione del volume degli arti, oppure un’ecografia Doppler e linfo-scintigrafica.
Rivolgendosi a uno specialista in maniera tempestiva, è possibile trovare sollievo a questi sintomi che creano disagi anche nella quotidianità, attraverso piani di cura mirati che vanno dai bendaggi e calze compressive a esercizi fisici personalizzati sul paziente.

Quali sono le cause del linfedema agli arti inferiori?
Il linfedema si manifesta nel momento in cui la linfa non viene drenata in modo adeguato dai vasi linfatici. La linfa è un liquido ricco di proteine e non essendo ben drenata, si accumula progressivamente all’interno dell’interstizio e del tessuto fibro-adiposo, superando la capacità del sistema linfatico di drenarlo.
Le cause che scatenano questo processo sono diverse, possono essere sia congenite che acquisite, dipendono dalla tipologia di linfedema: primario o secondario.
Indipendentemente dal tipo di linfedema, le cause più comuni sono:
- danni ai vasi linfatici dovuti a chirurgia, radioterapia o traumi;
- malformazioni congenite (in questo caso si parla di linfedema primario);
- interventi oncologici che coinvolgono la regione pelvica;
- infezioni parassitarie;
- malattia Venosa Cronica;
- linfedema post-trombotico, derivante da trombosi venosa profonda non trattata.
I fattori di rischio possono essere ricondotti a:
- obesità e sedentarietà che favoriscono l’accumulo di liquidi;
- il fumo di sigarette e le malattie autoimmuni che compromettono l’integrità del sistema linfatico;
- trattamenti oncologici;
- età;
- sesso
- fattori ormonali;
In ogni caso per andare a fondo nelle cause, occorre distinguere le varie tipologie di linfedemi, come già anticipato: linfedema primario e linfedema secondario sono le tipologie principali, sebbene ne esistono anche di altri tipi.
Principali tipologie di linfedema alle gambe
Linfedema primario
Il linfedema primario è causato da anomalie congenite del sistema linfatico, come ipoplasia (vasi linfatici non sviluppati completamente) o aplasia (vasi linfatici totalmente assenti) che compromettono il drenaggio linfatico. Il linfedema primario, in base all’età di insorgenza, si distingue poi in:
- Linfedema primario congenito: è evidente sin dalla nascita, tipico del sesso femminile e causato da una specifica occlusione linfatica.
- Linfedema primario precoce: è evidente dopo la nascita, ma fino ai 35 anni. I primi sintomi si manifestano intorno alla pubertà e anche in questo caso colpisce più le donne.
- Linfedema primario tardo (o malattia di Meige): detta anche “forma tardiva” in quanto si manifesta dopo i 35 anni.
Linfedema secondario
Il linfedema secondario invece dipende da cause acquisite che si manifestano con disfunzioni al sistema linfatico.
Le cause sono appunto diverse, alcune già citate in precedenza:
- Interventi chirurgici
- Terapie e/o interventi oncologici
- Radioterapia
- Traumi
- Infezioni parassitarie, come la filariosi
- Diabete
- Linfangite, cellulite batterica, erisipela
- Obesità patologica che schiaccia i vasi linfatici
- Ustioni gravi
- Malattia Venosa Cronica e insufficienza venosa cronica.
Una forma particolare di linfedema è il linfedema post-trombotico, che si sviluppa a seguito di una trombosi venosa profonda e insufficienza valvolare.
Talvolta può emergere anche un linfedema misto, in cui sono coinvolti anche componenti venose e adipose: infatti è caratterizzato da depositi di grasso localizzato.
Inoltre, è importante distinguere le varie tipologie di linfedema anche da un punto di vista clinico: allo stadio 0 si chiama linfedema latente, allo stadio 1 si parla di edema reversibile alla digitopressione, allo stadio 2 si tratta di edema non reversibile con fibrosi e allo stadio 3 parliamo di elefantiasi con deformità marcata. Riconoscere tempestivamente la tipologia di linfedema agli arti inferiori è fondamentale per personalizzare i trattamenti appropriati.
A quale specialista rivolgersi per il linfedema?
Gli specialisti ai quali rivolgersi per gestire il linfedema sono gli specialisti in linfologia e flebologia. In ambito ospedaliero è opportuno rivolgersi a chirurghi vascolari e fisiatri che operano in un ambito multidisciplinare in quanto collaborano con fisioterapisti esperti in linfodrenaggio manuale e pressoterapia.
Il medico specialista decide poi i vari trattamenti da attuare, in base al paziente e alla tipologia di linfedema che egli ha sviluppato. Nel dubbio, in ogni caso, è possibile rivolgersi anche al proprio medico di base, che sarà capace di fare una preliminare diagnosi e indirizzare il paziente verso lo specialista e la terapia più corretti.

Cosa fare in caso di linfedema alle gambe: primi passi e diagnosi
Non sempre i sintomi associati al linfedema sono direttamente riconducibili ad esso, ma al primo sospetto è consigliabile prenotare una visita dal proprio medico di base o dallo specialista. Solo dopo un esame obbiettivo che consiste nel misurare i segmenti delle gambe e nel controllarne la simmetria, è possibile fare valutazioni più precise.
L’ecografia Doppler serve ad escludere che si tratti di trombosi venosa e insufficienza venosa, mentre la linfo-scintigrafia permette di analizzare il percorso linfatico e quindi di diagnosticare un eventuale linfedema. Una volta ottenuta la diagnosi, lo specialista proseguirà con il corretto protocollo terapeutico da seguire, fino a passare in un secondo momento al trattamento conservativo che può includere la fisioterapia, la terapia compressiva e un’attenzione precisa al proprio stile di vita per ridurre l’accumulo di liquidi.
Come si cura il linfedema alle gambe?
Il trattamento per curare il linfedema alle gambe prevede un approccio che sia integrato e personalizzato, sulla base delle cause, del tipo di linfedema e sul paziente.
In una prima fase si tende ad utilizzare una terapia conservativa che si basa sul linfodrenaggio manuale, sul bendaggio delle gambe e sull’utilizzo di calze elastiche a compressione graduata. Vengono impiegate anche terapie come la pressoterapia o la kinesiterapia, affiancate da percorsi riabilitativi che prevedono esercizi di attivazione muscolare e auto drenaggio.
Nei casi di linfedema più gravi il medico specialista può valutare di impiegare terapie farmacologiche che includono diuretici e flebotonici (farmaci che agiscono sulla circolazione venosa, favorendo il ritorno del sangue dagli arti periferici al cuore). Se il paziente non risponde in maniera efficiente alle precedenti terapie, a questo punto lo specialista può decidere di ricorrere alla chirurgia. Gli interventi chirurgici in questo caso comprendono la liposuzione o il bypass linfatico, un intervento che crea un percorso alternativo per il flusso linfatico, creando collegamenti tra vasi linfatici e vene, permettendo dunque alla linfa di essere drenata più facilmente.
Inoltre, da non sottovalutare è il ricorso all’integrazione alimentare: gli integratori alimentari con formulazioni studiate per favorire il drenaggio dei liquidi corporei, possono essere utilissimi alleati in condizioni di linfedema alle gambe.
Una diagnosi precisa presso uno specialista può aiutare a capire quale metodo può essere più utile per il singolo paziente. Monitorare costantemente la situazione può aiutare a gestire meglio la cura, capendo dove intervenire e come farlo di volta in volta, che si tratti di una terapia più conservativa, una farmacologica, nutraceutica o chirurgica.
Trattamenti per il linfedema agli arti inferiori: cosa funziona davvero
I trattamenti per il linfedema alle gambe ritenuti più efficaci combinano diverse strategie terapeutiche. Ogni paziente può rispondere in maniera più o meno efficace, in base alla tipologia di linfedema che presenta (anche a livello clinico).
- Linfodrenaggio manuale: viene eseguito da fisioterapisti specializzati e consiste nel favorire il drenaggio linfatico attraverso delle pratiche di fitoterapia che attenuano il gonfiore.
- Terapia compressiva: utilizza calze elastiche a compressione graduata che esercitano una pressione sulle gambe dalle caviglie (dov’è maggiore) verso l’alto (dove diminuisce) e bendaggi multistrato che esercitano una pressione controllata su un arto. In entrambi i casi queste pratiche aiutano a prevenire il ristagno dei liquidi e quindi a migliorare la circolazione e ridurre il gonfiore.
- Pressoterapia gambe: consiste nell’applicare una pressione d’aria controllata sulle gambe, attraverso cuscinetti che si gonfiano e si sgonfiano, simulando un massaggio, in modo da favorire il drenaggio dei liquidi corporei.
- Kinesiterapia: Si basa sull’utilizzo di esercizi mirati che sfruttano il movimento per migliorare il drenaggio linfatico, ridurre il gonfiore e mantenere la funzionalità degli arti interessati.
- Terapie farmacologiche: includono diuretici, farmaci antiinfiammatori che riducono l’infiammazione e quindi diminuiscono il gonfiore, farmaci flebotonici che migliorano il tono delle vene e riducono la permeabilità dei capillari, favorendo così il ritorno venoso e la diminuzione del gonfiore.
- Integrazione alimentare: integratori con una formula studiata per favorire il drenaggio dei liquidi corporei. Esistono principi attivi come la Bromelina, il Meliloto e l’Ippocastano che agiscono in sinergia per aiutare il corpo a drenare i liquidi. La bromelina, infatti, viene estratta dal gambo d’Ananas comosus, una pianta che favorisce il drenaggio dei liquidi agendo sul sistema linfatico e sulla permeabilità capillare. Il Meliloto invece è una pianta nota per la normale funzionalità del microcircolo, della circolazione venosa e il drenaggio dei liquidi corporei. Infine, l’ippocastano (Aesculus hippocastanum L.), è una pianta ricca di escina, che conferisce alla pianta numerose attività. Nella medicina tradizionale, l’Ippocastano è utilizzato per la gestione dei disturbi venosi periferici, come le vene varicose, la malattia venosa cronica, dolore, edema e pesantezza degli arti inferiori. L’Ippocastano è utile per la funzionalità del microcircolo.
- Sport: sport a basso impatto come nuoto, ginnastica in acqua, ciclismo, nordic walking, yoga e passeggiate. Aiutano a stimolare il drenaggio della linfa e a migliorare la circolazione.
- Chirurgia (in casi estremi): quando il corpo non reagisce alle precedenti terapie, è possibile ricorrere alla chirurgia vascolare (bypass, liposuzione) per aiutare il corpo a drenare i liquidi che in autonomia non riesce.
Per avere un trattamento efficace a curare il linfedema è necessario prediligere un approccio che sia multimodale e multidisciplinare, che possa adattarsi al paziente e alle risposte del suo corpo.
Differenze tra linfedema e lipedema
Lipedema e linfedema sono spesso confusi, ma sono diversi sia da un punto di vista eziologico che da un punto di vista di manifestazione cliniche.
Cause
Mentre il linfedema è causato da un malfunzionamento del sistema linfatico, il lipedema è dovuto ad un accumulo simmetrico di tessuto adiposo, per cause genetiche oppure ormonali.
Localizzazione
Il linfedema colpisce gli arti inferiori e superiori e a volte il gonfiore si estende anche a mani, piedi e caviglie, in modo asimmetrico. Il lipedema invece presenta un gonfiore simmetrico che si presenta bilateralmente e colpisce soprattutto gambe, glutei e, a volte, braccia, senza però colpire mani, piedi e caviglie.
Aspetto e sintomi
Il gonfiore causato dal linfedema è tendenzialmente non doloroso (per lo meno nelle fasi iniziali) e la pelle può diventare fibrotica e dura quando si tratta di un grave linfedema alle gambe. Inoltre, quando si soffre di linfedema è presente la fovea: la pressione esercitata sulla pelle lascia un’impronta visibile.
Per di più un linfedema può evolvere verso infezioni frequenti come la linfangite. Il lipedema invece presenta un gonfiore piuttosto doloroso, dovuto dall’accumulo di grasso sottocutaneo. La pelle appare “a materasso” oppure con noduli ed è facile che si formino dei lividi. Chi ne soffre lamenta pesantezza, dolore e tensione. È utile specificare che il lipidema non migliora con dieta o esercizio fisico.
Trattamento
Il linfedema si cura con terapie come linfodrenaggio, pressoterapia, bendaggi compressivi oppure con terapie farmacologiche e/o nutraceutiche; in casi estremi si può ricorrere alla chirurgia.
Per il lipedema invece non esiste una cura definitiva: sicuramente l’attività fisica leggera (es. nuoto, camminata) e un’alimentazione antinfiammatoria possono aiutare, così come le terapie utili anche per il linfedema, quali la terapia compressiva e il linfodrenaggio manuale. In casi più resistenti si può ricorrere alla liposuzione specifica.

Cosa succede se non si cura il linfedema?
Un linfedema che non viene trattato può portare ad un aggravamento del ristagno linfatico, che può causare una fibrosi progressiva dei tessuti e inspessimento cutaneo, che a loro volta causano una limitazione nel movimento dell’arto coinvolto. Inoltre, il ristagno della linfa favorisce l’insorgere di infezioni ricorrenti, come linfangiti e cellulite, e può evolvere in elefantiasi, con deformità marcata. Tra l’altro la qualità della vita e dell’autonomia vengono significativamente compromesse dal peso degli arti inferiori, aumentando la possibilità di incorrere in rischi vascolari e dolore cronico.
Intervenire tempestivamente può aumentare le possibilità di successo del trattamento conservativo, mentre se non si agisce in fretta queste possono diminuire e potrebbe diventare necessario ricorrere a soluzione chirurgiche che risultano più invasive.
Alimentazione e linfedema: cosa mangiare per favorire il drenaggio
Un’alimentazione equilibrata può essere una valida alleata del sistema linfatico e può supportarlo a contrastare il linfedema alle gambe.
Ci sono alcuni cibi che possono essere un valido supporto:
- Frutta e verdura ricche di antiossidanti: contrastano l’infiammazione e favoriscono anche il flusso linfatico. Alcuni esempi sono i mirtilli, il melograno, uva nera, fragole, kiwi, arance, mele, spinaci, cavolo riccio, broccoli, barbabietole, carote, pomodori, cipolle rosse.
- Semi, noci e legumi: apportano acidi grassi essenziali utili alla salute vascolare.
- Alimenti diuretici naturali: come sedano, finocchio e cetrioli, supportano l’eliminazione dei liquidi in eccesso.
- Estratti naturali: estratti di vite rossa e centella asiatica possono migliorare la tonicità venosa e aiutare a contrastarne l’insufficienza.
Da limitare invece il sale che aumenta la ritenzione idrica e i cibi ad alto indice glicemico come le bevande zuccherate, che aumentano il rischio di aumento di peso, fattore che peggiora il linfedema.
Risulta molto utile dunque seguire un piano nutrizionale personalizzato sul paziente e calibrato sulle sue esigenze metaboliche, meglio ancora se supportato dall’integrazione alimentare, assumendo regolarmente integratori che favoriscono il drenaggio dei liquidi corporei a base di Bromelina, Meliloto, Ippocastano, Escina.
Vivere con il linfedema alle gambe: esercizi utili e consigli quotidiani
Fare esercizio fisico può aiutare a convivere al meglio con il linfedema alle gambe. Esistono esercizi che aiutano appunto a stimolare il sistema linfatico e che se eseguiti giornalmente possono essere molto utili.
- Camminata a passo sostenuto: attiva la pompa muscolare del polpaccio e la pompa plantare, favorendo il ritorno venoso e linfatico.
- Esercizi di sollevamento degli arti inferiori: sdraiati, porta le gambe in alto, sopra il livello del cuore. Questo movimento aiuta a ridurre l’edema prima di alzarsi.
- Movimenti di flesso-estensione delle caviglie e circonduzioni delle anche: migliorano la mobilità articolare.
- Ginnastica in acqua o Acquagym: la pressione idrostatica facilita il drenaggio linfatico e inoltre in acqua il peso è ridotto, donando una sensazione di leggerezza agli arti coinvolti. È particolarmente indicata per chi soffre di insufficienza venosa o malattia venosa cronica. Inoltre, per affrontare al meglio le giornate, è preferibile indossare regolarmente calze elastiche graduate o bendaggi multistrato.
- Mantenere un peso corporeo adeguato e uno stile di vita sano: evitare lunghi periodi in piedi o seduto, per prevenire i picchi di gonfiore; tenere le gambe in movimento aiuta il drenaggio. Supporta la tua dieta con l’integrazione alimentare e prediligi alimenti che risultano utili ad alleviare i sintomi di questa patologia.
Infine, rivolgiti a uno specialista e programma con lui controlli periodici, per consentirgli di adattare il protocollo terapeutico alle variazioni cliniche, garantendo una gestione efficace e sostenibile nel tempo.