Edema linfatico o linfedema: quando il corpo si gonfia e ti sta dicendo qualcosa

In breve

Edema linfatico: cos’è e come riconoscerlo

Si definisce edema un abnorme accumulo di liquido interstiziale che a livello cutaneo si esprime come un turgore palpabile e comprimibile dove il dito che palpa lascia la classica impronta a scodella (fovea).

Il liquido interstiziale accumulato è essenzialmente costituito da acqua e sali, si tratta, cioè di sangue fuoriuscito dai capillari, senza proteine. Questa situazione si manifesta quando il sangue raggiunge i capillari in quantità eccessiva e vi permane per un periodo di tempo superiore alla norma.

In questo frangente, la pressione interna dei capillari aumenta, favorendo un maggiore passaggio di liquidi dal sangue agli spazi interstiziali. Il liquido interstiziale, se non viene drenato correttamente dal sistema linfatico, tende ad accumularsi nei tessuti causando un gonfiore evidente e persistente.

Si tratta di una condizione piuttosto comune, infatti si stima che possa colpire fino a 250 milioni di persone in tutto il mondo.

I sintomi dell’edema linfatico sono diversi e includono sensazione di pesantezza, gonfiore, tensione alla pelle, dolori sordi e formicolii nell’area interessata. Il gonfiore può essere lieve oppure grave e con il passare del tempo può peggiorare e portare la pelle a inspessirsi.

Il linfedema colpisce principalmente gli arti inferiori e può causare disagio funzionale, influenzando negativamente la qualità della vita, rendendo fondamentale una diagnosi tempestiva e interventi mirati.

Le principali cause dell’edema linfatico

Gli edemi agli arti inferiori si verificano per lo più quando le aree interessate hanno un sistema linfatico che non funziona correttamente, di conseguenza si manifesta un gonfiore dovuto al ristagno dei liquidi.

Le cause possono essere sia congenite che acquisite e dipendono dalla tipologia di linfedema: primario o secondario.

Le cause più comuni sono:

  • danni ai vasi linfatici dovuti a operazioni chirurgiche, radioterapia o traumi;
  • malformazioni congenite (in questo caso si parla di linfedema primario);
  • interventi oncologici che coinvolgono la regione pelvica;
  • infezioni parassitarie;
  • Malattia Venosa Cronica (MVC);
  • linfedema post-trombotico, derivante da trombosi venosa profonda non trattata.

I fattori di rischio possono essere ricondotti a:

  • obesità e sedentarietà che favoriscono l’accumulo di liquidi;
  • il fumo di sigarette e le malattie autoimmuni che compromettono l’integrità del sistema linfatico;
  • trattamenti oncologici come la radioterapia
  • traumi;
  • età;
  • sesso;
  • fattori ormonali.

Tipologie di edema linfatico: primario e secondario

Si parla di linfedema primario quando le cause che lo scatenano sono anomalie congenite del sistema linfatico, come ipoplasia (vasi linfatici non sviluppati completamente) o aplasia (vasi linfatici totalmente assenti) che influiscono negativamente sul drenaggio della linfa all’interno dei vasi.

Il linfedema primario, in base all’età di insorgenza, può essere distinto in:

  • Linfedema primario congenito. Si manifesta dalla nascita, è tipico del sesso femminile ed è causato dall’occlusione linfatica.
  • Linfedema primario precoce. Si manifesta in giovane età, chi ne soffre sperimenta i primi sintomi intorno alla pubertà, fino ai 35 anni. Non è evidente dalla nascita e anche in questo caso le donne ne soffrono di più degli uomini.
  • Linfedema primario tardo (o malattia di Meige). Detta anche “forma tardiva” in quanto si manifesta dopo i 35 anni.

Il linfedema secondario invece è causato da disfunzioni al sistema linfatico e dipende da condizioni acquisite.

Le cause sono diverse, alcune delle quali già citate in precedenza:

  • Interventi chirurgici
  • Terapie e/o interventi oncologici
  • Radioterapia
  • Traumi
  • Infezioni parassitarie, come la filariosi
  • Diabete
  • Linfangite, cellulite batterica, erisipela
  • Obesità patologica che schiaccia i vasi linfatici
  • Ustioni gravi
  • Malattia Venosa Cronica e insufficienza venosa cronica.

Il linfedema può emergere anche in maniera mista, ossia coinvolgendo componenti sia venose che adipose e per questo si manifesta anche con depositi di grasso localizzato.


Esiste poi una forma di linfedema particolare, che non rientra in nessuna categoria precedente: il linfedema post-trombotico, che si sviluppa a seguito di una trombosi venosa profonda e insufficienza valvolare.

Da un punto di vista clinico, inoltre, il linfedema può essere catalogato in base ad una scala:

  • Linfedema latente: stadio 0
  • Edema reversibile alla digitopressione: stadio 1
  • Edema non reversibile con fibrosi: stadio 2
  • Elefantosi con deformità marcata: stadio 3.

Gambe pesanti, braccia gonfie: perché l’edema linfatico colpisce proprio lì?

L’anatomia del sistema linfatico determina la sua localizzazione e la sua distribuzione: gli arti periferici, come gambe e braccia, possiedono una complessa rete di capillari e vasi che raccolgono e drenano la linfa dalle mani, dai pedi, dalle gambe e dalle superfici cutanee circostanti. Se la funzione dei vasi linfatici risulta compromessa, la linfa in eccesso si accumula più facilmente negli arti, determinando gonfiore nelle braccia, nelle gambe e nei piedi.

Il ristagno dei liquidi a livello degli arti inferiori risente della forza di gravità che ne rende difficile la risalita, aggravando la condizione di chi passa molto tempo in piedi o seduto.

Inoltre, chi soffre di insufficienza linfatica, sperimenta una ridotta capacità di riassorbire e trasportare la linfa; ciò provoca un accumulo progressivo scatenando sintomi come dolore sordo e rigidità degli arti.

Anche l’attività fisica intensa o la permanenza in ambienti caldi possono peggiorare i sintomi, rendendo fondamentale un approccio terapeutico che integri esercizi di mobilizzazione e posizionamento adeguato degli arti.

Diagnosi edema linfatico: esami e valutazioni

La diagnosi del linfedema avviene grazie ad un esame clinico che si basa sulla misurazione volumetrica degli arti e su tecniche specifiche di imaging (ecografia, risonanza magnetica o TAC usati per visualizzare e valutare la presenza e l’estensione di accumuli di linfa).

Tra gli esami più utilizzati ci sono:

  • la linfoscintigrafia che analizza il flusso linfatico
  • l’ecografia doppler, necessaria perché aiuta ad escludere eventuali patologie venose associate
  • la risonanza magnetica e la tomografia computerizzata per controllare in maniera dettagliata la struttura dei vasi
  • la misurazione dell’eventuale aumento del volume dell’arto che aiuta a quantificare l’andamento del gonfiore.

Infine, è opportuno monitorare costantemente i sintomi e svolgere una valutazione della storia clinica del paziente per valutare se si tratta di un edema primario, secondario o di altro genere. In generale, in caso di edema linfatico, è consigliato un approccio multidisciplinare che coinvolge anche fisioterapisti esperti nel drenaggio linfatico e medici vascolari, per avere una diagnosi e una terapia più accurati e personalizzati. 

Segnali da non sottovalutare: quando è ora di farsi vedere il linfedema da un medico

Se il gonfiore non si risolve entro 15-20 giorni, è opportuno rivolgersi a uno specialista, soprattutto se si tratta di gonfiore asimmetrico e non si allevia riposando o sollevando l’arto.

Alcuni segnali di allarme a cui prestare attenzione sono:

  • Forte dolore
  • Arrossamento della pelle
  • Aumento di volume improvviso nell’area interessata
  • Comparsa di piaghe o ulcere che non guariscono con facilità.

Tutti questi segnali potrebbero indicare la presenza di un’infezione, o di complicanze quali ad esempio la linfangite. Attenzione anche perché, se la stasi linfatica persiste troppo a lungo, può contribuire alla fibrosi della pelle e dei tessuti, rendendo più difficile il trattamento del linfedema in fase avanzata.

Un altro segnale a cui fare caso è il segno dell’impronta digitale che rimane sulla pelle in seguito a una pressione o ancora, una costante sensazione di tensione.

Questi segnali possono aiutare a intervenire per tempo per rendere più efficaci i trattamenti per l’edema linfatico e prevenire danni permanenti.

Come si cura un edema linfatico? Trattamenti e rimedi per il gonfiore

Per curare l’edema linfatico, l’approccio migliore è quello che include un trattamento personalizzato e integrato, sulla base dele cause che lo scatenano, sulle tipologie di edema e che tenga conto anche delle esigenze del paziente.

Quando si tratta di linfedema allo stadio 0, i trattamenti consigliati includono:

  • Linfodrenaggio manuale
  • Bendaggio delle gambe e calze elastiche a compressione graduata
  • Terapie come la pressoterapia o la kinesiterapia
  • Programmi riabilitativi che prevedono esercizi per attivare i muscoli e favorire l’auto drenaggio.

Quando si tratta invece di edemi linfatici a uno stadio più avanzato, lo specialista potrebbe considerare l’uso di farmaci, come diuretici e flebotonici, che aiutano a migliorare la circolazione venosa e a facilitare il ritorno del sangue dagli arti periferici al cuore.

In casi più gravi invece, nei quali il paziente non risponde in maniera efficiente alle terapie precedenti, potrebbe essere necessario ricorrere ad interventi chirurgici quali la liposuzione o il bypass linfatico, che collega i vasi linfatici alle vene favorendo il drenaggio del liquido interstiziale

Anche l’integrazione alimentare può essere un valido supporto in casi di linfedema alle gambe, esistono infatti integratori alimentari formulati proprio per favorire il drenaggio dei liquidi corporei.

Calze per edema linfatico: cosa sono e a cosa servono

Le calze per edema linfatico sono dispositivi medici progettati proprio per favorire il ritorno venoso. La funzionalità è a compressione graduata, ossia esercitano una pressione che è maggiore sulle caviglie e che va diminuendo gradualmente verso l’alto, lungo il resto dell’arto, aiutando proprio a contrastare l’accumulo di liquidi. 

Queste calze, dunque, vanno a diminuire il gonfiore, ma sono utili anche perché migliorano la mobilità e proteggono la cute da possibili traumi.

Esistono calze con diversi gradi di compressione, pertanto lo specialista, previa visita, andrà ad indicare il grado necessario dopo aver valutato la gravità dell’edema e l’ampiezza del gonfiore e andrà a prescrivere le calze della misura più adeguata, per assicurare efficacia e comfort.

Trascurare l’edema linfatico? Quali sono le possibili complicanze

Ignorare un linfedema può portare a diverse conseguenze più o meno gravi.

Può causare una stasi linfatica cronica che a sua volta provoca una fibrosi della pelle e del tessuto adiposo. Ciò si traduce nell’ispessimento e nell’indurimento dei tessuti epiteliali, peggiorando la mobilità dell’arto e rendendo difficile il drenaggio linfatico naturale.

La pelle inoltre tende a diventare più vulnerabile alle lacerazioni e alle infezioni, come la linfangite e la erisipela.

La linfangite è un’infiammazione dei vasi linfatici, causata in genere da un’infezione batterica che si diffonde dalla pelle o da una ferita. I sintomi sono striature rosse sulla pelle, dolore e gonfiore lungo il decorso dei vasi linfatici.

La erisipela è un’infezione acuta della pelle, causata principalmente da streptococchi. Colpisce gli strati più superficiali della cute e si presenta con arrossamento, gonfiore, dolore e febbre, spesso con margini ben definiti.

Queste due infezioni se non trattate, possono evolvere in sepsi (una grave risposta infiammatoria dell’organismo a un’infezione, spesso batterica, che può causare danni agli organi e un pericoloso calo della pressione).

L’insufficienza linfatica a lungo termine porta anche a ulcere e cicatrici permanenti, con conseguente grave riduzione della qualità della vita.

Nei casi più gravi, si sviluppa una deformità permanente dell’arto come risultato. Pertanto, è di fondamentale importanza intervenire tempestivamente e gestire in modo efficace.

Stile di vita e prevenzione dell’edema linfatico

Adottare uno stile di vita sano è essenziale per prevenire e contenere il linfedema.

Alcuni consigli e rimedi utili per l’edema linfatico sono i seguenti:

  • Mantenere un peso corporeo adeguato
  • Svolgere attività fisica a basso impatto
  • Assumere spesso posizioni che portano ad avere le gambe elevate
  • Seguire un’alimentazione equilibrata, ricca di cibo alcalino, verdure e fibre in quanto allevia l’infiammazione e facilita il drenaggio
  • Evitare di indossare abiti troppo stretti
  • Proteggere bene la pelle da graffi, tagli e abrasioni, per diminuire il rischio di infezioni.

Inoltre, può essere molto utile farsi supportare da un’efficiente integrazione alimentare. Esistono ingredienti attivi che possono agire in sinergia per aiutare il corpo a drenare i liquidi corporei, ad esempio:

  • La Bromelina, estratta dal gambo d’Ananas comosus, una pianta che favorisce il drenaggio dei liquidi agendo sul sistema linfatico e sulla permeabilità capillare.
  • Il Meliloto (Melilotus officinalis L. Pall), una pianta nota per la normale funzionalità del microcircolo, della circolazione venosa e il drenaggio dei liquidi corporei.
  • L’Ippocastano (Aesculus hippocastanum L.), una pianta con numerose proprietà benefiche in quanto ricca di escina. Nella medicina tradizionale, l’Ippocastano è utilizzato per la gestione dei disturbi venosi periferici, come le vene varicose, la malattia venosa cronica, dolore, pesantezza, e edema agli arti inferiori. Inoltre, l’Ippocastano è utile per la funzionalità del microcircolo.

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Edema linfatico o linfedema: quando il corpo si gonfia e ti sta dicendo qualcosa

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