Emorroidi in gravidanza, conoscere il problema per vivere meglio la maternità

In breve

Emorroidi in gravidanza: manifestazione del corpo che cambia

La gravidanza è un momento di gioia e di attesa, ma anche un periodo pieno di cambiamenti sia fisici che ormonali, durante il quale il corpo della donna, deve adattarsi a nuove esigenze. Si stima che circa l’80% delle donne soffra di emorroidi.

Le cause dipendono da diversi fattori, primo fra tutti l’aumento volumetrico dell’utero, che si ingrandisce e preme sull’intestino e sulle vene ano-rettali, favorendo la comparsa di stitichezza ed emorroidi. Questo fattore è direttamente proporzionale all’aumento del volume di sangue (necessario all’aumentata richiesta di nutrienti del feto) e di conseguente pressione addominale, che mette a dura prova la resistenza dei vasi emorroidari, che si dilatano.

Situazione che si aggrava con l’avvicinarsi del momento del parto, a causa della pressione meccanica esercitata dall’utero su tutti i tessuti sottostanti. Altri fattori che concorrono all’insorgenza della malattia emorroidaria sono:

  • i cambiamenti ormonali, l’elevata presenza di estrogeni e soprattutto di progesterone, che determina una lassità delle pareti dei vasi sanguigni;
  • la stipsi gravidica;
  • un’alimentazione povera di acqua e di fibre;
  • limitata attività fisica;
  • obesità (si stima che un peso superiore del 30% rispetto al peso ideale aumenti il rischio di crisi emorroidaria dal 10 al 20%).

Tutte queste condizioni diventano predisponenti nel determinare dilatazioni dei vasi emorroidari, con conseguente ristagno di sangue, rigonfiamento e prolasso dei plessi emorroidari.

Inoltre, l’intestino rallenta (provocato anche dall’aumento dei livelli di progesterone) provocando stitichezza: questo comporta un maggiore sforzo durante l’evacuazione e il mancato svuotamento del retto provoca uno schiacciamento che favorisce la compressione delle vene.

La problematica della malattia emorroidaria tende a risolversi spontaneamente dopo il parto, anche se in alcuni casi, le spinte per espellere il bambino possono avere come conseguenza anche la fuoriuscita delle emorroidi dall’ano, con un aumento della possibilità di incorrere in infiammazioni e gonfiori. È da sottolineare che non tutte le donne in gravidanza sono destinate a soffrire di malattia emorroidaria, ma ci sarà una predisposizione dovuta all’ereditarietà.

I sintomi principali sono: dolore, bruciore, prurito, edema e talvolta sanguinamento dopo l’evacuazione.

Come curare le emorroidi in gravidanza: possibili rimedi per risolvere il problema

Per curare la malattia emorroidaria è importante partire dalle cause che la provocano:

  • risolvere la stipsi con un’alimentazione ricca di fibre contenute in frutta e verdura;
  • avere un’idratazione adeguata;
  • aumentare l’attività motoria;
  • utilizzare rimedi naturali o farmacologici specifici.

In merito a quest’ultimo aspetto, è sempre necessaria moltissima attenzione alla somministrazione, non solo di farmaci ma anche di integratori, nella donna in gravidanza e in allattamento. Per questo motivo, il primo approccio è di tipo topico. In tal senso, si può proporre l’utilizzo di creme senza cortisone e anestetico. Gli attivi sono sconsigliati in gravidanza; al loro posto è possibile scegliere proposte contenenti attivi lenitivi e idratanti in grado di donare un senso di sollievo ed evitare lo sfregamento delle feci sulle emorroidi già infiammate durante l’evacuazione.

Nei casi più gravi, sempre sotto consiglio dello specialista, si possono impiegare integratori o farmaci per via orale utili sul tono venoso, perché inibiscono la dilatazione dei vasi. Spesso al loro interno ritroviamo flavonoidi come ad esempio la Diosmina e l’Esperidina, di impiego più comune.

In questo senso, durante il periodo della gravidanza e dell’allattamento è fondamentale prestare attenzione a cosa si utilizza e all’origine delle materie prime impiegate.

  • l’Esperidina è un attivo storico impiegato nel trattamento della malattia emorroidaria, ma la sua origine può essere differente a seconda della varietà di pianta impiegata: il Citrus Sinensis oppure il Citrus Aurautium. Infatti, mentre il Citrus Sinensisè assolutamente sicuro in gravidanza, ilCitrus Aurautium è sconsigliato in gravidanza, allattamento e nei primi 12 anni di vita;
  • la Diosmina, come l’Esperidina, appartiene alla famiglia dei flavonoidi, sostante con attività venotonica in grado di: aumentare il tono vascolare, ridurre la vasodilatazione venosa, diminuire la permeabilità capillare e facilitare il drenaggio linfatico;
  • il Rusco estratto dalla pianta del Ruscus, aumenta il tono dei vasi venosi, favorisce la circolazione sanguigna ed esibisce un’azione antinfiammatoria. Pertanto, risulta particolarmente utile per migliorare la funzionalità del plesso emorroidario;
  • la Boswellia Serrata, una pianta originaria dell’India, contiene gommoresine e oleoresine, ricchi di acidi boswellici ad azione antinfiammatoria e analgesica. È stato documentato infatti che la Boswellia, blocca la LOX (lipossigenasi), enzimi coinvolti nella produzione di interleuchine infiammatorie, responsabili di edema e dolore.
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I vari tipi di emorroidi in gravidanza, come si presentano e a partire da che mese

Le emorroidi si manifestano quando le vene emorroidali, dilatandosi eccessivamente, perdono la capacità di rimanere nella loro sede naturale all’ interno del canale anale e prolassano al di fuori dell’ano; di conseguenza perdono la loro funzione di contribuire alla continenza delle feci. La malattia tende ad insorgere spontaneamente, talvolta dopo uno sforzo particolarmente intenso, per esempio, anche dopo il parto, e si manifesta con:

  • senso di fastidio durante l’evacuazione;
  • pesantezza;
  • irritazione della zona anale;
  • nei casi più gravi, è presente un forte dolore, che rende difficile anche rimanere seduti pur non facendo alcuno sforzo.

La malattia emorroidaria durante la gravidanza può colpire sia le emorroidi interne che esterne. La differenza è determinata solo dalla loro posizione, rispettivamente al di sopra o al di sotto linea dentata. In caso di parto naturale, è più frequente l’insorgenza di emorroidi esterne, a seguito dall’eccessiva spinta e pressione a livello dell’addome, durante la fase espulsiva del bimbo. Il rischio in questo caso è che, durante lo sforzo, il tono anale aumenti così tanto da strozzare le emorroidi che, una volta terminato lo sforzo, non riusciranno a tornare nella loro sede naturale. 

Le emorroidi sono presenti per tutta la durata della gravidanza?

Non è detto che la malattia emorroidaria sia presente necessariamente per tutta la durata della gravidanza, ma esistono dei momenti in cui il rischio è più alto:

  • dalla terza settimana fino al sesto mese circa: quando aumentano i valori di estrogeni e progesterone e determinano maggiore permeabilità e dilatazione dei vasi venosi, che facilitano il ristagno sanguigno;
  • dal sesto al nono mese concorrono i fattori meccanici: l’aumento del volume dell’utero, l’aumento di peso accompagnata alla ridotta attività fisica;
  • durante il parto: lo sforzo ad esso connesso possono aumentare il rischio di emorroidi. In aggiunta, si verifica un aumento del tono anale, cioè l’ano diventa più stretto impedendo alle emorroidi di rientrare.

Alleviare il fastidio: consigli per le donne in attesa che soffrono di emorroidi

  • Toilette training: se durante l’evacuazione si prova dolore, perché lo sfintere anale fa fatica a rilassarsi (sfintere ipertonico) prima di evacuare, possono essere fatti dei semicupi, immergendo la parte in acqua calda sopra i 37 gradi, per indurre un rilassamento della zona troppo contratta. Inoltre, occorre lavare la zona con detergenti specifici per il problema, a base di molecole idratanti e lenitive. Asciugarsi, poi, molto delicatamente e senza sfregare;
  • Uso di topici: applicare localmente una crema ano-rettale con attivi lenitivi, che diano sollievo immediato e idratazione. In questi casi, è particolarmente indicato usare topici con attività filmogene che riducono il contatto delle feci dure con la mucosa anale durante l’evacuazione, evitando quindi di continuare a sollecitare le mucose irritate.

L’applicazione è consigliata dopo ogni l’evacuazione, a seguito di accurate operazioni di toelettatura.

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Accorgimenti da adottare per evitare le emorroidi in gravidanza

Per evitare i fastidi derivanti dalla patologia emorroidaria in gravidanza, si possono adottare alcuni accorgimenti intervenendo sul proprio stile di vita:

  • Alimentazione: prediligere le fibre per regolarizzare l’intestino. Alimenti come frutta e verdura possono aiutare a prevenire la stitichezza e favorire la regolarizzazione intestinale. L’apporto di fibre giornaliero ideale è compreso tra 20 a 35 grammi.

Si distinguono le fibre solubili dalle fibre insolubili, che apportano beneficio con meccanismi differenti: le fibre insolubili agiscono a livello intestinale, rendendo le feci più consistenti (cioè ne aumentano il volume), di conseguenza si attiva la peristalsi e viene favorita l’eliminazione. Le fibre solubili invece, formano una massa gelatinosa che ammorbidisce il materiale fecale e rallenta i tempi di svuotamento gastrico;

  • Movimento: nonostante diventi difficoltoso soprattutto nelle ultime settimane della gravidanza, è importante svolgere una leggera attività fisica (camminata, nuoto, qualche leggero esercizio di ginnastica dolce) per poco tempo ogni giorno, in modo da favorire i movimenti peristaltici ed evitare sofferenza il plesso emorroidario;
  • Pavimento pelvico: praticare esercizi per la tonificazione dei muscoli del pavimento pelvico praticando yoga o ginnastica dolce;
  • Idratazione: almeno 2 litri al giorno d’acqua, per ammorbidire le feci e facilitare l’evacuazione;
  • Postura assunta: non è indicato stare a lungo in piedi o seduti (percorsi in auto e in bicicletta).

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