Emorroidi esterne trombizzate: cause, sintomi e rimedi

In breve

Emorroidi esterne trombizzate e quelle interne: tutto parte da un coagulo di sangue

Le emorroidi sono strutture anatomiche che fisiologicamente fanno parte del canale anale e si presentano come cuscinetti vascolari (arterovenosi).

Le emorroidi sono plessi vascolari contenenti fibre connettivali ed elementi di sostegno che contribuiscono:

  • alla discriminazione del contenuto rettale,
  • al mantenimento della continenza delle feci, dei gas e dei liquidi
  • all’evacuazione ed alla completa chiusura dell’ano.

Si suddividono in interne e esterne separate da una parte di tessuto fibroso chiamato linea dentata o pectinea, una linea anatomica situata a 2 cm dal margine anale e che divide il canale anale in due parti.

Le emorroidi interne, sono localizzate al termine dell’intestino retto, al di sopra della linea pectinea, prima dell’ano e non sono visibili ad occhio nudo. Le emorroidi esterne si trovano al di sotto della linea pectinea, collocate all’esterno del canale anale e visibili ad occhio nudo.

In entrambi i casi, infatti, si tratta di plessi ricchi di vasi, di colore rosso-violaceo, che rivestono la mucosa del canale anale, dilatandosi e restringendosi per svolgere la propria funzione di continenza e non comportano alcun tipo di fastidio. Possono, però, perdere la loro funzione di contribuire alla continenza delle feci. La patologia, quindi, consiste in un difetto che interessa le strutture di sostegno del canale ano-rettale, quando quelle strutture scivolano verso il basso, generando il prolasso muco-emorroidario.

La malattia tende ad insorgere spontaneamente, talvolta dopo uno sforzo particolarmente intenso, e si manifesta con senso di fastidio durante l’evacuazione, pesantezza, irritazione della zona anale o, in casi più gravi, di un forte dolore, che rende difficile anche rimanere seduti pur non facendo alcuno sforzo.

La malattia emorroidaria viene classificata in base alla gravità del prolasso. Vari stadi descrivono lo stato di avanzamento della patologia:

  • I grado: emorroidi non dolorose all’interno del canale anale, con una modesta congestione venosa, a tratti sanguinanti (sangue in tracce sulla carta igienica o sugli slip) ma non prolassate;
  • II grado: emorroidi non dolorose con tracce di sanguinamento e caratterizzate dalla presenza di prolasso muco-emorroidario sotto sforzo che si riduce spontaneamente alla fine dell’atto defecatorio; 
  • III grado: presenza di prolasso emorroidario sotto sforzo che regredisce spontaneamente. Le emorroidi non diminuiscono in volume, anche quando non c’è più lo sforzo per la defecazione, si rende necessaria la riduzione manuale da parte del paziente;
  • IV grado: le emorroidi prolassano in modo stabile, cioè si trovano costantemente fuori dal canale anale e non solo durante lo sforzo per l’evacuazione. Nel caso vengano ridotte in modo manuale, si ripresentano subito dopo, anche senza compiere sforzi.

Nelle emorroidi esterne prolassate si può verificare una complicanza molto comune: la trombosi emorroidaria cioè la formazione di coaguli di sangue che ostacolano il deflusso ed innescano un’infiammazione locale.

La trombosi emorroidaria è una circostanza molto dolorosa che può dare prurito, sanguinamento anale e formazione di una tumefazione (ematoma) di colore rosso-bluastro, dovuto al prolasso del tessuto.

  • La trombosi emorroidaria interna si localizza all’interno del canale anale, è facilmente individuabile tramite anoscopia e si presenta sottoforma di tumefazione rosso-bluastra che sporge nel lume del canale anale;
  • La trombosi emorroidaria esterna presenta la classica comparsa di una tumefazione tesa, come una nocciolina, in regione perianale. In genere la tumefazione è molto dolente, dal colorito violaceo e margini ben definiti. Può ulcerarsi, nel qual caso si può avere sanguinamento. In questo caso il sangue si raccoglie in corrispondenza del plesso emorroidario provocando un ematoma bluastro doloroso di massimo 3cm di diametro.

I fattori che possono dare origine alle emorroidi esterne trombizzate

Non è stata identificata una causa specifica che determina l’insorgere di questa problematica e i fattori di rischio più frequenti nella trombosi emorroidaria sono simili a quelli che causano la patologia.

Essi includono:

  • alimentazione scorretta con dieta povera di fibre. Le fibre aiutano ad ammorbidire le feci e facilitano l’evacuazione;
  • gravidanza (il feto preme sulle vene rettali) o durante il parto a causa dello sforzo prolungato;
  • prolungata posizione seduta (specialmente sul water);
  • stipsi o diarrea croniche, entrambe le situazioni stressano le normali funzioni intestinali;
  • allenamenti particolarmente gravosi che comportino un aumento di pressione a livello addominale;
  • eccessivo sforzo durante la defecazione;
  • uno stile di vita sedentario.
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Emorroidi esterne trombizzate, i campanelli d’allarme per riconoscerle

In presenza di trombosi emorroidaria, la persona accusa un dolore molto intenso, continuo e lancinante non limitato all’atto della defecazione, ma anche durante le normali attività quotidiane come il camminare, lo stare seduti e l’andare in bagno.

Prima di arrivare a questa situazione limite ci sono piccoli campanelli d’allarme che possiamo notare:

  • prurito o irritazione nella zona anale (quando sono presenti emorroidi esterne);
  • dolore o fastidio durante la defecazione;
  • gonfiore intorno all’ano (anche all’esterno);
  • uno o più noduli che fuoriescono dall’ano;
  • sanguinamento rosso vivo.

Per prevenire una trombosi emorroidaria, si consiglia di consultare il medico colon-proctologo in presenza di uno qualsiasi di questi sintomi.

Curare le emorroidi esterne trombizzate: i possibili trattamenti per alleviare dolore e infiammazione

Se si riscontra uno qualunque dei sintomi descritti è probabile che si soffra di emorroidi. Il consiglio è di agire immediatamente contattando il medico di base o prenotando una visita con un medico proctologo specialista.

Sicuramente l’approccio deve essere rapido, perché le emorroidi trombizzate provocano dolore acuto che inficia sulla qualità della vita del paziente.

Alcune indicazioni possono essere:

  • aumentare il consumo di fibre, di acqua, di frutta e di verdura per evitare che le feci siano particolarmente dure e si evitino sforzi eccessivi durante l’evacuazione;
  • evitare di assumere cibi irritanti come, ad esempio, peperoncino e spezie, cioccolato, insaccati, bevande gassate e alcolici;
  • fare frequenti bagni con acqua tiepida (quindi, né fredda né troppo calda) per mantenere pulita la zona anale e ridurre il fastidio.

Per intervenire sull’infiammazione e, di conseguenza, ridurre il dolore, il medico specialista impiega:

  • FANS: farmaci antinfiammatori non steroidei;
  • Integratori per via orale: utili soprattutto per chi non può ricorrere ai farmaci (assunzione concomitante di altri farmaci, gravidanza e allattamento).

Tra gli attivi più accreditati troviamo:

  • comela diosmina, l’esperidina e la troxerutina. Sono agenti venotonici in grado di aumentare il tono vascolare, ridurre la vasodilatazione venosa, diminuire la permeabilità capillare e facilitare il drenaggio linfatico. Inoltre, possiedono effetti anti-infiammatori.

Una recente meta-analisi sui flavonoidi per il trattamento della patologia emorroidaria (14 studi randomizzati e 1.514 pazienti) ha suggerito che i flavonoidi diminuiscono il rischio di sanguinamento del 67%, il dolore persistente del 65%, il prurito del 35% e riducono il tasso di recidiva del 47% [Gallo, et al (2020) Consensus statement of the Italian society of colorectal surgery (SICCR): management and treatment of hemorrhoidal disease Techniques in Coloproctology 24:145–164. La diosmina è utile per normalizzare il tono venoso e ridurre l’edema; l’esperidina è utile per ridurre la permeabilità e la fragilità delle pareti capillari;

  • Il Rusco estratto dalla pianta del Ruscus, aumenta il tono dei vasi venosi, favorisce la circolazione sanguigna ed esibisce un’azione antinfiammatoria. Pertanto, risulta particolarmente utile per migliorare la funzionalità del plesso emorroidario;
  • La Boswellia serrata, una pianta originaria dell’India, contiene gommoresine e oleoresine, ricchi di acidi boswellici ad azione antinfiammatoria e analgesica. È stato documentato infatti che la Boswellia, blocca la LOX (lipossigenasi), enzimi coinvolti nella produzione di interleuchine infiammatorie, responsabili di edema e dolore.

Inoltre è molto utile, associare una crema ano-rettale con attivi lenitivi, che diano sollievo immediato e idratazione; in questi casi è particolarmente indicato usare topici con attività filmogene che riducono il contatto delle feci dure con la mucosa anale durante l’evacuazione, evitando quindi di continuare a sollecitare le mucose irritate. L’applicazione è consigliata dopo ogni l’evacuazione, a seguito di accurate operazioni di toelettatura.

I tempi di guarigione delle emorroidi esterne trombizzate

Solitamente la malattia emorroidaria si risolve da sola in un tempo abbastanza breve (da 1 settimana a 1 mese) attuando alcuni piccoli accorgimenti sullo stile di vita.

Per quanto riguarda le emorroidi trombizzate, che presentano un quadro clinico più complesso, la guarigione può avvenire con terapia medica in un periodo di 2-3 settimane, mentre, in casi acuti, si interviene chirurgicamente incidendo e favorendo l’evacuazione del trombo in anestesia locale. Questa metodica, chiamata Trombectomia, determina un beneficio immediato.

emorroidi esterne trombizzate tempi di guarigione

È possibile intervenire sulla trombosi emorroidaria?

I casi più lievi di malattia emorroidaria possono essere risolti con l’approccio conservativo e se il coagulo si è formato entro le 72h sarà utile intervenire con:

  • creme e supposte per calmare il dolore a base di eparinici;
  • lavaggi con acqua tiepida (semicupi) da 10-15 minuti, 4-5 volte al giorno e con un detergente delicato ed emolliente, diluito in acqua tiepida. Asciugarsi tamponando con un panno in fibra naturale;
  • cambiamenti nella dieta: mangiare cibi ricchi di fibre come frutta e verdura;
  • idratazione frequente. No bibite gassate e bevande alcoliche. Infatti, un apporto idrico di circa 1,5/2 litri al giorno facilita il naturale transito intestinale, ammorbidendo le feci e facilitandone l’espulsione;
  • Attività fisica: camminare almeno 20 minuti al giorno per migliorare la circolazione senza provocare sofferenza al plesso emorroidario.

Nei casi più gravi invece si interviene chirurgicamente con:

  • Trombectomia: terapia ambulatoriale, in anestesia locale in cui si drena il trombo delle emorroidi esterne tramite un’incisione;
  • Emorroidectomia: consiste nella rimozione delle emorroidi. L’operazione si effettua in regime ambulatoriale o con ricovero ospedaliero.

La differenza fra i 2 interventi consiste nel fatto che la prima procedura è meno invasiva, ma ha una probabilità di recidiva molto più elevata rispetto alla seconda.

Anche in caso di interventi chirurgici, si può associare l’uso di integratori specifici che possono aiutare la guarigione e prevenire l’insorgenza di recidive. Lo scopo del trattamento dovrebbe essere quello di:

  • migliorare la microcircolazione a livello del plesso emorroidario, grazie all’impiego di Flavonoidi come Diosmina e Esperidina;
  • fortificare e proteggere i vasi sanguigni per prevenire il prolasso;
  • agire sul tessuto connettivo già prolassato;
  • ridurre l’infiammazione con attivi specifici come la Boswellia Serrata;
  • avere efficacia rapida.

L’asportazione delle emorroidi esterne trombizzate: quando ricorrere alla chirurgia

Il 95% delle emorroidi può essere trattato senza il bisogno di un’operazione chirurgica.

L’intervento di emorroidectomia trova le sue principali indicazioni nei pazienti con emorroidi particolarmente voluminose, ove il prolasso non è più riducibile ed è fisso all’esterno dell’ano, causando problemi al paziente nella conduzione di una vita qualitativamente accettabile.

L’emorroidectomia consiste nell’escissione radicale dei peduncoli emorroidari prolassati mantenendo tra i noduli asportati dei ponti di mucosa integri per una corretta cicatrizzazione riducendo così al minimo il rischio di retrazione cicatriziale e di alterazioni della sensibilità locale. Le ferite guariscono spontaneamente nel giro di qualche settimana.

Il dolore, per alcuni giorni dopo l’intervento, può essere più intenso, ma è ben controllabile con farmaci analgesici. Mediamente, un intervento chirurgico per le emorroidi dura 30-60 minuti. Gli interventi per le emorroidi richiedono in genere il pernottamento in ospedale per una notte (dopo l’intervento).

Fonti

  • Gallo, et al (2020) Consensus statement of the Italian society of colorectal surgery (SICCR): management and treatment of hemorrhoidal disease Techniques in Coloproctology 24:145–164.

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